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Non una diagnosi medica, ma un presunto “male interiore” da estirpare. E non una terapia, ma un esborso di decine di migliaia di euro che ha svuotato i risparmi di una donna fragile. È questa, secondo la procura di Chieti, la vicenda che vede sul banco degli imputati una 56enne e suo figlio di 33 anni.

Le indagini della Guardia di Finanza descrivono un meccanismo che ricorda i raggiri in stile Wanna Marchi: la madre avrebbe convinto la vittima – già segnata da disabilità fisiche e problemi psicologici – che le sue sofferenze fossero dovute a energie negative e che solo lei potesse “purificarla”. Un rapporto ossessivo, fatto di incontri e consulenze esoteriche, che avrebbe progressivamente isolato la donna dalla realtà, trasformando i bonifici in un rituale tanto costante quanto oneroso.

Tra il 2022 e il 2024, la vittima avrebbe versato 67.460 euro, una cifra ingente giustificata come pagamento di “materiali” mai meglio specificati e di prestazioni prive di riscontri oggettivi. Per la procura si tratta di truffa aggravata, contestata alla sola madre, con l’ulteriore aggravante del danno patrimoniale rilevante.

La seconda parte della vicenda riguarda invece il figlio, che avrebbe ricevuto 10.400 euro sul conto della sua ditta individuale appena avviata. Quei soldi, sostiene l’accusa, sarebbero serviti ad aprire una pizzeria nel cuore di Chieti: un’attività in apparenza lecita, ma finanziata con denaro di origine illecita. Da qui l’imputazione di impiego di capitali di provenienza illecita.

L’inchiesta è ora davanti al tribunale: l’udienza preliminare è stata rinviata al 21 ottobre. I due imputati, difesi dagli avvocati Gianluca Polleggioni e Lorenzo Migliozzi, respingono ogni accusa e si dichiarano innocenti. Sarà il giudice a stabilire se la “cura dell’anima” nasconda davvero un piano criminale di truffa e riciclaggio.
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