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Il TAR di Pescara ha respinto il ricorso presentato da una 35enne di Lanciano, esclusa dal concorso per l’assunzione nella polizia locale a causa di tatuaggi visibili indossando l’uniforme. La sentenza, pubblicata il 3 giugno, conferma la precedente decisione che aveva negato la sospensiva del provvedimento, rigettata lo scorso dicembre.

La candidata era risultata idonea e classificata al decimo posto nella graduatoria del concorso bandito dal Comune di Lanciano per l’assunzione a tempo indeterminato di dieci istruttori di polizia locale, dopo aver superato tutte le prove previste.

L’ostacolo è sorto durante la visita medica finale, dove la commissione della Polizia di Stato l’ha dichiarata non idonea per la presenza di quattro tatuaggi – due su ciascun piede – non coperti dalla divisa, in violazione del regolamento interno del corpo di polizia municipale.

Assistita dagli avvocati Amedeo Di Odoardo e Fabio Caprioni del foro di Teramo, la donna ha impugnato l’esclusione davanti al TAR, sostenendo che si trattasse di una discriminazione di genere. Secondo la sua tesi, un uomo con tatuaggi simili non sarebbe stato penalizzato, poiché l’uniforme maschile non prevede la gonna.

I giudici amministrativi hanno però rigettato tale argomentazione, sottolineando che il regolamento comunale contempla l’uso dei pantaloni corti anche per gli agenti uomini durante il periodo estivo. Di conseguenza, i tatuaggi sarebbero risultati visibili a prescindere dal genere del candidato. “Ne consegue – si legge nella sentenza – che gli stessi tatuaggi sarebbero rimasti scoperti anche su un candidato uomo, escludendo quindi qualsiasi discriminazione di genere”.

La candidata si riserva ora di valutare un eventuale ricorso al Consiglio di Stato.
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