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ATESSA – Nello stabilimento Stellantis di Atessa, cuore produttivo dei veicoli commerciali leggeri in Europa, si sta verificando un fenomeno senza precedenti: quasi 600 dipendenti hanno chiesto di lasciare l’azienda attraverso il piano di “separation”, superando di gran lunga le 402 uscite concordate tra azienda e sindacati.
Il dato sorprende non solo per l’adesione massiccia, ma anche per il segnale che lancia: circa il 12% della forza lavoro ha deciso di valutare seriamente l’addio, in uno stabilimento che conta 4.800 addetti.
Un piano nato per pochi, diventato un esodo
La “separation” era stata avviata in primavera, inizialmente destinata solo a quadri e impiegati. Su pressione delle sigle sindacali, è stata poi estesa anche agli operai. I pacchetti di incentivo, variabili per età e anzianità, hanno reso appetibile la proposta: da 12 a 33 mensilità, con bonus aggiuntivi fino a 30mila euro.
Se inizialmente l’obiettivo era regolamentare le singole trattative individuali di uscita – spesso improvvisate e senza criteri – la risposta dei lavoratori ha superato ogni aspettativa.
Perché si lascia la fabbrica
Dietro le centinaia di richieste ci sono motivazioni diverse:
una parte consistente di dipendenti prossimi alla pensione;
molti operai con limitazioni fisiche, penalizzati da turni e ritmi serrati;
chi ha una seconda occupazione, soprattutto in agricoltura, settore fortemente radicato nella Val di Sangro;
lavoratori attratti da altre opportunità industriali del territorio, come Honda, o da aziende più piccole ma con maggiore flessibilità.
Non manca chi sceglie semplicemente di lasciare un lavoro percepito come usurante, segnato da tempi di produzione cronometrati al secondo e da un assenteismo storico elevato.
Sindacati tra sorpresa e preoccupazione
«Non ci aspettavamo un numero così alto di richieste» commenta Nicola Manzi, coordinatore Uilm Abruzzo. «È il sintomo di un clima di incertezza, ma anche del peso della cassa integrazione e dei salari ridotti».
Dal canto suo, Amedeo Nanni (Fim-Cisl) sottolinea: «Questa adesione massiccia è la prova che molti lavoratori non vedono più prospettive solide nello stabilimento. Chiederemo un confronto immediato con l’azienda».
Rischio competitività
Il paradosso è evidente: il Ducato resta leader di mercato per affidabilità e convenienza, ma la produzione – ferma a circa 650 veicoli al giorno – fatica a crescere. E la versione elettrica, con appena 5-6 unità quotidiane, non decolla.
Con centinaia di lavoratori pronti a lasciare, il timore è che a risentirne non sia solo Stellantis, ma l’intero indotto della Val di Sangro, già in difficoltà per il calo delle commesse.