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Una semplice variazione di residenza è bastata per interrompere il percorso riabilitativo di Dante (nome di fantasia), un ragazzo autistico, vittima dell’ennesimo cortocircuito burocratico che prevale sul diritto alla salute. A denunciare la vicenda è l’associazione Autismo Abruzzo, che da tempo segue il caso.
Circa un anno fa, il tribunale di Pescara aveva stabilito che la ASL competente dovesse garantire a Dante l’accesso alle terapie riabilitative, riconoscendo il suo diritto alle cure e disponendo l’avvio del trattamento presso il centro specializzato "Oltre le parole".
“Tutto sembrava finalmente avviato, ma in Abruzzo la tutela dei diritti è fragile quanto un certificato di residenza”, commenta amaro Dario Verzulli, presidente dell’associazione.
Nei mesi scorsi, a seguito della separazione dei genitori, Dante si è trasferito con la madre a Francavilla al Mare, spostamento di pochi chilometri ma sufficiente a cambiare l’ASL di competenza, passando da quella di Pescara a quella di Chieti.
"Da lì è cominciata una nuova odissea burocratica, che ha ignorato ogni principio di continuità terapeutica e dignità assistenziale – prosegue Verzulli –. La ASL di Pescara ha comunicato al centro che non avrebbe più coperto i costi delle terapie, poiché Dante non risiede più nel proprio territorio, ignorando sia la prescrizione medica che la precedente ordinanza del tribunale”.
La madre del ragazzo, già in difficoltà per la situazione familiare, è stata costretta a ripartire da zero: ottenere una nuova prescrizione dal medico di base, sottoporsi a una nuova valutazione dell’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) e avviare una nuova richiesta alla ASL di Chieti. Nel frattempo, il centro "Oltre le parole" ha continuato a garantire le sedute terapeutiche, ma dopo alcuni mesi è stato costretto a sospendere tutto per mancanza di copertura economica da parte del servizio sanitario.
L’avvocato Legnini, che rappresenta la famiglia e l’associazione, ha già inoltrato tre diffide formali alle due ASL coinvolte e alla Regione Abruzzo. Ma il problema resta.
“È inaccettabile che in Abruzzo un minore autistico possa perdere il diritto alle cure solo per aver cambiato provincia – denunciano da Autismo Abruzzo –. E questo accade nonostante esistano una legge, una sentenza e una evidente necessità clinica”.
Una vicenda che riaccende i riflettori su un nodo critico del sistema sanitario: la frammentazione territoriale che, nei fatti, può tradursi nella negazione di diritti fondamentali.
Circa un anno fa, il tribunale di Pescara aveva stabilito che la ASL competente dovesse garantire a Dante l’accesso alle terapie riabilitative, riconoscendo il suo diritto alle cure e disponendo l’avvio del trattamento presso il centro specializzato "Oltre le parole".
“Tutto sembrava finalmente avviato, ma in Abruzzo la tutela dei diritti è fragile quanto un certificato di residenza”, commenta amaro Dario Verzulli, presidente dell’associazione.
Nei mesi scorsi, a seguito della separazione dei genitori, Dante si è trasferito con la madre a Francavilla al Mare, spostamento di pochi chilometri ma sufficiente a cambiare l’ASL di competenza, passando da quella di Pescara a quella di Chieti.
"Da lì è cominciata una nuova odissea burocratica, che ha ignorato ogni principio di continuità terapeutica e dignità assistenziale – prosegue Verzulli –. La ASL di Pescara ha comunicato al centro che non avrebbe più coperto i costi delle terapie, poiché Dante non risiede più nel proprio territorio, ignorando sia la prescrizione medica che la precedente ordinanza del tribunale”.
La madre del ragazzo, già in difficoltà per la situazione familiare, è stata costretta a ripartire da zero: ottenere una nuova prescrizione dal medico di base, sottoporsi a una nuova valutazione dell’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) e avviare una nuova richiesta alla ASL di Chieti. Nel frattempo, il centro "Oltre le parole" ha continuato a garantire le sedute terapeutiche, ma dopo alcuni mesi è stato costretto a sospendere tutto per mancanza di copertura economica da parte del servizio sanitario.
L’avvocato Legnini, che rappresenta la famiglia e l’associazione, ha già inoltrato tre diffide formali alle due ASL coinvolte e alla Regione Abruzzo. Ma il problema resta.
“È inaccettabile che in Abruzzo un minore autistico possa perdere il diritto alle cure solo per aver cambiato provincia – denunciano da Autismo Abruzzo –. E questo accade nonostante esistano una legge, una sentenza e una evidente necessità clinica”.
Una vicenda che riaccende i riflettori su un nodo critico del sistema sanitario: la frammentazione territoriale che, nei fatti, può tradursi nella negazione di diritti fondamentali.