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ATESSA - Cresce la preoccupazione per il futuro dello stabilimento Stellantis di Atessa, in Val di Sangro, dopo le dichiarazioni rilasciate da Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa del gruppo automobilistico, al Fatto Quotidiano. Secondo quanto riportato, entro la fine dell’anno alcuni impianti italiani potrebbero essere chiusi se non verranno rivisti i costi energetici e le normative legate alla transizione elettrica. Tra i siti a rischio figura anche l’ex Sevel di Atessa, cuore produttivo dei veicoli commerciali leggeri.

Un’ipotesi che ha fatto scattare l’allarme tra i sindacati. La Fiom Cgil di Chieti parla senza mezzi termini di un’eventualità “grave e irresponsabile”.
“Lo stabilimento di Atessa – dichiara Alfredo Fegatelli, segretario generale Fiom Cgil Chieti – rappresenta circa il 50% della produzione nazionale di Stellantis ed è l’unico sito dedicato interamente ai veicoli commerciali leggeri. Anche solo ipotizzarne la chiusura è una minaccia inaccettabile, che colpirebbe duramente l’occupazione e cancellerebbe una delle ultime realtà industriali solide del Mezzogiorno”.

Il calo occupazionale, sottolinea Fegatelli, è già in corso da anni: “Siamo passati da oltre 6.000 a meno di 4.900 dipendenti diretti. Con il nuovo piano di esodo incentivato, il numero scenderà ulteriormente a circa 4.500. A questi si sommano centinaia di lavoratori precari esclusi da ogni rinnovo. È una spirale che rischia di diventare strutturale”.

Anche la filiera dell’automotive che ruota intorno al sito – dai fornitori alla logistica – è in forte sofferenza a causa della riduzione degli ordinativi. “La chiusura dello stabilimento sarebbe un colpo letale per l’economia del territorio e dell’intera regione Abruzzo – continua Fegatelli – mentre il Governo parla di ‘zero licenziamenti’, la realtà è fatta di incentivi all’uscita, precarietà crescente, crollo degli ordini e uso massiccio degli ammortizzatori sociali”.

A rendere ancora più critico il contesto sono i dati sulle immatricolazioni di giugno: il mercato auto ha registrato un calo complessivo del 17,44%, mentre per Stellantis la flessione è stata ancora più pesante, con un -32,9% rispetto allo stesso mese del 2024. “La quota di mercato del gruppo è passata dal 30,1% al 24,5% – osserva Fegatelli – e cresce l’incertezza tra i lavoratori”.

La Fiom Cgil punta il dito anche contro la Regione Abruzzo, accusata di aver “ignorato per anni gli appelli dei sindacati, lasciando mano libera all’azienda e rinunciando a un ruolo attivo”. Da qui l’appello alla convocazione urgente del tavolo regionale sull’automotive, a un chiarimento immediato da parte di Stellantis e alla sospensione del piano di esodo in corso.

“È necessario – conclude Fegatelli – il coinvolgimento diretto della Presidenza del Consiglio. Il tavolo al Mimit non è più sufficiente: questa vertenza deve diventare una priorità nazionale. Il territorio, i lavoratori, le famiglie e tutta la filiera meritano risposte chiare, concrete e immediate. Governo e Regione devono agire ora, prima che sia troppo tardi”.
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